A due passi dalla Quaderna

di Leonardo Arrighi

Percorrendo via Olmo si giunge alla località nota come “La Guardata” e a poca distanza si incontra il Torrente Quaderna. Appena oltrepassato il corso d’acqua è possibile imboccare una strada sterrata, che conduce all’ultimo lembo del territorio budriese, su cui sorgevano: la villa dei conti Marulli – proprietari di una vasta tenuta proprio nella zona –, l’Oratorio di Sant’Antonio da Padova e una splendida filanda, ancora integra e capace di accogliere l’attuale confine, tra i Comuni di Budrio e Medicina, che la divide esattamente a metà. La strada sterrata si inerpica sull’argine della Quaderna, dove ci si imbatte in un ammasso di pietre e calcinacci: i resti dello splendido Oratorio dedicato a Sant’Antonio da Padova, oggi ridotto ad un cumulo di macerie, che però lascia intravedere un passaggio, pronto a condurre alle cantine e alle fondamenta, piene di fascino e ricche di storie da raccontare.

L’ORATORIO DI SANT’ANTONIO DA PADOVA

La memoria si concentra sull’edificio sacro, costruito dal conte Nicolò Gabbrielli nel 1652, passato poi ai Malvasia e ai Marulli. L’aspetto esteriore era caratterizzato da un solido portico a tre arcate, mentre l’interno era impreziosito da una tela di Marco Bendinelli (dipinto nel 1650), che raffigurava Sant’Antonio da Padova, con la Madonna e il Bambino. La splendida opera venne rimossa (per proteggerla) nel 1942 e, da quel momento, se ne sono perse le tracce. Tra le macerie si possono distinguere alcuni lasciti delle pitture della volta e piccoli frammenti marmorei dell’epigrafe, che un tempo era collocata sopra alla porta d’ingresso e ricordava l’esecuzione dei restauri, voluti dal conte Giacomo Marulli nel 1777.

L’Oratorio rimanda anche alla vicenda umana di don Luciano Sarti, nato proprio all’interno dell’edificio (che ospitava, oltre alla struttura sacra, una abitazione) il 15 dicembre 1910. Una lapide, posta circa dieci anni fa su un pilastrino collocato a pochi metri, preserva la memoria del sacerdote budriese, che dal 17 maggio 2007 è al centro di un processo di Beatificazione, fortemente voluto dai fedeli che per molti decenni hanno frequentato il Santuario della Madonna del Poggio (Comune di Castel San Pietro), di cui Sarti è stato rettore per quarantotto anni. Don Luciano Sarti ha dovuto fare i conti con una salute davvero precaria che, sin dalla tenerissima età, gli ha imposto enormi sofferenze fisiche, capaci di rafforzarne la fede e l’amore per il prossimo. Dopo essere stato ordinato prete nel 1935, Sarti ha dedicato la vita agli altri, scegliendo come sua dimora proprio il Santuario della Madonna del Poggio, in cui è rimasto fino alla morte, avvenuta il 25 aprile 1987. Una scuola a Castel San Pietro e la gratitudine di chi lo ha conosciuto mantengono viva la memoria di don Luciano, che in futuro potrebbe essere riconosciuto ufficialmente come Beato.

LA TENUTA DEI CONTI MARULLI

Quando il corso della Quaderna passa per la località conosciuta con il nome di “La Guardata”, come già anticipato, coincide sostanzialmente con il confine tra i Comuni di Budrio e Medicina, anche se una piccola parte del territorio budriese si trova al di là del Torrente. La tenuta dei conti Marulli comprendeva proprio quei terreni posti sui due lati della Quaderna. Il palazzo padronale sorgeva accanto all’Oratorio di Sant’Antonio da Padova e fu purtroppo colpito dai bombardamenti nel 1944 e nel 1945, vittima dei tentativi di distruggere la ferrovia (Budrio-Massa Lombarda) che passava a pochi metri dall’edificio. Dal ‘700 fino ai primi del ‘900 i Marulli gestirono con grande profitto i loro possedimenti, permettendo a tanti budriesi di avere un lavoro e di mantenere le proprie famiglie. Oggi il ricordo di questa tenuta è affidato alla memoria di chi – come Bruno Ghini – è nato nella zona e ha sentito parlare dei Marulli, nome ancora presente sul cartello che indica la storia de “La Guardata” e della “Fabbreria Marulli”, che aveva sede nell’edificio posto su via Olmo.

Alla Tenuta Marulle sarebbe legata, secondo la testimonianza di Ghini, anche la storia di Giuseppina Pasqua, cantante lirica nata a Perugia nel 1851. Giuseppina ha frequentato certamente Budrio per molto tempo a causa del matrimonio con il baritono Astorre Giacomelli, proprietario della Villa omonima alla Pieve, nota per essere stata la residenza dell’indimenticabile Camilla Partengo.

La Pasqua avrebbe acquistato, all’inizio del ‘900, la tenuta dai conti Marulli, scegliendo di trascorrere numerose estati nel palazzo accanto al Torrente Quaderna.

Giuseppina ha avuto una lunga carriera, durante la quale si è esibita nei maggiori teatri italiani. La cantante era molto apprezzata da Giuseppe Verdi, che la scelse per interpretare Amneris nell’Aida che nel 1877 aprì la stagione del Teatro Comunale di Bologna e nel 1881 replicò al Teatro La Fenice di Venezia. Tra le innumerevoli interpretazioni, quelle verdiane rimangono insuperabili e culminano nel ruolo di MrsQuickly alla première del Falstaff (1893) al Teatro alla Scala di Milano. Giuseppina vestirà nuovamente i panni di MrsQuickly, aprendo (sempre nello stesso anno) le stagioni di molti prestigiosi teatri, tra cui La Fenice di Venezia.

Al termine di ogni tournée, la Pasqua tornava a Budrio, riposandosi alla Pieve e alla Quaderna. Budrio non era certo un luogo come gli altri, anzi Giuseppina scelse di trascorrere gran parte degli ultimi anni della sua vita proprio nelle stanze budriesi, in cui chiuse per l’ultima volta gli occhi il 24 febbraio 1930.