Tra i grandi interpreti – di origine budriese – della Scienza Medica, non può essere dimenticato in nome di Armando Testi, capace di distinguersi per la pratica quotidiana e per alcuni studi di inestimabile valore.
Testi è stato allievo, poi collega e amico di Murri, Albertoni, Codivilla, Novaro: numi tutelari della Medicina Italiana. Tra i rapporti più costanti deve essere sottolineato quello con il mezzolarese Benedetto Schiassi: tra i due medici è intercorsa una solida amicizia, propiziata dalla vicinanza anagrafica (li separavano soltanto tre anni) e da una comune visione dell’agire medico, guidato dalla costante indagine del paziente, considerato nella sua unicità e portatore della soluzione dei propri problemi di salute. Per circa mezzo secolo Budrio potrà contare sulla presenza e sulla stretta collaborazione di Armando e Benedetto, due autentici pionieri dello scenario medico nazionale e non solo. Testi seguirà con enorme interesse gli studi condotti da Schiassi, diventandone un grande estimatore, al punto che – dopo averne scritto in altre occasioni – sarà, nel 1942, uno dei più importanti promotori della stesura del volume Idee quali fermanti innovatori di Benedetto Schiassi in Medicina e Chirurgia: questa corposa pubblicazione, scritta dagli allievi e collaboratori, rende merito all’attività scientifica del mezzolarese, autore di scoperte eccezionali e sorprendenti.
Armando (registrato all’anagrafe come Ermando) nasce a Budrio l’8 luglio 1866 da Carlo e Assunta Piana. Fin da giovanissimo manifesta una sconfinata curiosità, che convince la famiglia a sostenerlo nel percorso di studio, che diventerà lungo e impegnativo e lo condurrà alla Laurea, conseguita – con una tesi dal titolo: Considerazioni cliniche sopra un caso di Morbus Basedow – in occasione de 25esimo compleanno, l’8 luglio 1891.
Armando – cugino di Corinna Testi (donna multiforme e anima del progresso sociale budriese) e Federico Pescatori (che ricoprirà la carica di Sindaco dal 1923 al 1926) – mantiene ben saldo il
legame con Budrio e, concluso il percorso universitario, decide di intraprendere la propria carriera nell’Ospedale posto a pochi passi da casa. Testi assume l’incarico di Responsabile del Padiglione d’Isolamento per malattie infettive e dell’Ospedale Donini e Zogolari, a cui sono affidate le malattie acute.
Armando collabora con le altre realtà ospedaliere budriesi, tra cui: il Sanatorio per malattie polmonari di Vigorso (che verrà intitolato ad Ettore Zanardi, altro indimenticabile medico e politico); l’Ospedale Umberto e Margherita, al cui interno erano presenti la sezione di chirurgia ed un reparto dedicato ai lungodegenti; la Sezione Ricovero per dementi tranquilli (San Gaetano).
La pratica medica quotidiana, a contatto diretto con i pazienti, è la priorità per Testi, che però si pone in evidenza anche per alcuni studi davvero preziosi. Nel 1901 il budriese pubblica una dettagliata ricerca connessa ai casi clinici esaminati durante la sua attività ospedaliera: emerge un peculiare quadro delle varie incidenze patologiche di un periodo ancora “eroico” per quanto riguarda le indagini mediche.
Trascorrono pochi anni e, nel 1905, Armando dà alle stampe – per la Tipografia Gamberini e Parmeggiani di Bologna – due ricerche pionieristiche: Complicazioni peritoneali e appendiculari nella febbre tifoidea e Alcune considerazioni sulla eziologia della febbre tifoidea. Queste ricerche, condotte sempre attraverso osservazioni realizzate all’Ospedale Donini e Zogolari di Budrio, pongono Testi tra i pionieri della Medicina: l’autore descrive con grande precisione la modalità grazie alla quale viene contratto il tifo, malattia infettiva e febbrile causata dal batterio Salmonella enterica. Attorno al 1896 gli scienziati Pfeiffer e Kalle avevano sviluppato il primo vaccino anti-tifico, composto da batteri inattivati dal calore, ma l’eziologia patologica non era ancora stata chiarita con estrema precisione.
Armando prosegue i propri studi, collaborando con lo straordinario fisiologo Pietro Albertoni. Questa interazione porta ad uno studio innovativo dal titolo: Malattia di Erb (Myastenia Gravis). La ricerca, esposta durante una Seduta della Società Medica Chirurgica di Bologna (il testo verrà poi pubblicato sul periodico: Bullettino delle Scienze Mediche), riflette sulla Malattia di Erb, che si configura come una patologia autoimmune, in grado di compromettere la parte post-simpatica della giunzione neuromuscolare. La rarità di questa malattia – che si manifesta attraverso ipostenia fluttuante di alcuni muscoli volontari e l’esauribilità delle fasce muscolari stesse – pone ulteriori ostacoli, ma Albertoni e Testi riescono ad offrire un’accurata descrizione, che verrà presa come fondamento per le successive indagini.
Nel 2012 il budriese Annino Magli ha pubblicato su Budrio Magazine – Senza Confini un articolo, in cui forniva alcune importanti informazioni su Armando che, avendo sposato – il 18 gennaio 1912 – Geltrude Magli, era per lui uno zio acquisito. Nel testo di Annino veniva riportato un articolo del 1928 (un anno prima della morte di Testi, avvenuta il 26 dicembre 1929), in cui al medico budriese era giustamente assegnata una notevole rilevanza nell’ambito della Medicina:
«BUDRIO: Concittadino che fa onore alla scienza italiana»
«Circa un mese fa, all’Università di Pavia, fu chiamata una celebrità della scienza tedesca – il famoso prof. Fredberger – per tenere una conferenza sull’origine del tifo. La stampa quotidiana

largamente sunteggiò la bellissima conferenza facendo anzi rilevare l’impressione profonda dell’uditorio, scienza ufficiale compresa, per le idee nuove e originalissime espresse dal prof. Tedesco in asserto del tema svolto. Parve che nuovo orizzonte si fosse aperto alla scienza medica italiana e che la luce sfolgorante venisse precisamente dalla Germania. Per fortuna anche in Italia vi sono degli studiosi, seri e coscienziosi, i quali non accettano di primo acchito, con entusiasmo e bocca aperta, tutto ciò che viene, con etichetta di novità o come bizecchino, dall’estero. Difatti il collega dott. Chieco su di un giornale cittadino spassionatamente, col solo intento di mettere a posto le cose, di rivendicare cioè il merito a chi spetta e nello stesso tempo dare un meritato colpo mancino alla barbogia scienza ufficiale, ecco tirar fuori dal polveroso scaffale della sua biblioteca un opuscolo stampato a Bologna 23 anni fa, e precisamente nel 1905, per i tipi Gamberini e Parmeggiani, in cui il budriese dr. Armando Testi, dissertando sulla etiologia della febbre tifoide, dice né più, né meno di quello di quello che il prof. Tedesco ha presentato come novità e come frutto dello studio e delle indagini della scienza teutonica.
Il dr. Chieco giustamente osserva che è doloroso il constatare il poco conto in cui è tenuto in Italia dalla Scienza ufficiale chi ad essa ufficialmente non appartiene e che è necessaria la parola autorevole di uno straniero per valorizzare la nostra produzione scientifica».
Queste parole offrono una ulteriore conferma del fatto che in ambito scientifico esistono ricorrenti falsificazioni e mistificazioni, che rendono lo studio della Storia della Medicina – e della Scienza – davvero complicato, perché risulta molto difficile riuscire ad evitare le erronee informazioni, create ad arte da una moltitudine di individui (che difficilmente possono essere definiti medici), che in maniera “scientifica” si è attribuita meriti non propri, rubando – per la memoria collettiva – ai legittimi innovatori le loro stesse innovazioni.
Leonardo Arrighi
leonardoarrighi1987@gmail.com