di Leonardo Arrighi
I giorni che compongono i mesi di gennaio e febbraio di 150 anni fa sono legati ad un evento molto triste.
Se risaliamo il corso del tempo fino al 1869 possiamo osservare la comunità budriese in preda ad una serie di violenti tumulti. Il 1° gennaio del 1869 entra in vigore la tassa sul macinato: i mugnai – costretti a richiedere l’odiatissima imposta – decidono di chiudere i loro mulini per evitare inattese incursioni. In numerose parti d’Italia la rabbia popolare si indirizza contro i mugnai, gli agenti e gli amministratori comunali, ritenuti responsabili in quanto rappresentanti dello Stato, colpevole dell’inasprimento fiscale. Contadini, braccianti e operai si riversano davanti ai municipi. La disperazione accende gli animi e porta le persone a compiere atti violenti: le irruzioni negli uffici comunali – e la successiva distruzione di documenti – si diffondono rapidamente.
A Budrio la rivolta comincia domenica 3 gennaio, quando migliaia di braccianti e contadini entrano in Paese, dove ad accoglierli ci sono operai e artigiani pronti ad unirsi a loro nella protesta. I più facinorosi invadono il Palazzo Comunale, richiedendo a gran voce l’abolizione della tassa sul macinato. La Giunta budriese, in preda al terrore, accoglie la richiesta dei manifestanti e li accompagna nella necessaria riapertura dei mulini. Il giorno seguente il Delegato di Pubblica Sicurezza chiede l’intervento di agenti e reparti di cavalleria e fanteria pronti alla battaglia. La tassa ovviamente non è stata cancellata e, nella tarda mattinata dello stesso giorno, i protagonisti delle azioni delle ventiquattrore precedenti si riversano nelle strade del centro di Budrio. Le autorità chiedono ai manifestanti di disperdersi. L’atmosfera diventa incandescente nel momento in cui i facinorosi rispediscono al mittente gli inviti a tornare alle proprie case. Le richieste si trasformano in minacce e poi in un intervento armato da parte delle forze dell’ordine. I dimostranti sono costretti ad una fuga iniziale, che però è seguita da un prepotente ritorno. Le cariche della polizia si ripetono, gli arresti sono numerosissimi e si accompagnano a perquisizioni frequenti. A Budrio giunge prima un Commissario e poi un Delegato Straordinario per mantenere sotto controllo le scelte dell’Amministrazione Comunale. L’animosità di contadini, operai e braccianti non porta purtroppo ad alcun risultato tangibile: la povertà continua ad attanagliare le esistenze di gran parte della popolazione budriese. Le ripetute rivolte causano parecchi contusi ed un ferito ma, fortunatamente rispetto ad altre località italiane, nessun morto.
Gennaio e febbraio del 1869 trascorrono all’insegna della tensione e della rabbia, da parte delle classi sociali più disagiate, nei confronti delle istituzioni nazionali incapaci di offrire una risposta adeguata alla disperazione degli abitanti di Budrio, accomunati in questo triste destino a tutti gli italiani.