di Leonardo Arrighi
La Chiesa San Marco di Vigorso appare oggi, a distanza di oltre trent’anni dal suo abbandono, desolata e preda di un degrado irrispettoso della sua lunga storia, che affonda le radici nell’anno 1300: il momento in cui si hanno i primi documenti relativi all’edificio sacro.
All’interno della struttura, nella seconda cappella a destra, si può trovare – ancora in buono stato – una lapide sorprendente. Sul marmo scolpito riemerge una vicenda davvero memorabile, che riguarda il grande medico Antonio Maria Valsalva (1666–1723), sua figlia Maria Antonia, i conti Zani e la stesura dell’opera scientifica De Aure Humana Tractatus, ancora oggi il caposaldo dello studio dell’orecchio umano. La storia di uno dei più importanti interpreti della medicina italiana ed internazionale si lega a Vigorso e alla permanenza nella Villa di proprietà dei conti Zani (oggi nota come Villa San Marco).
La traduzione del testo latino della lapide chiarisce il motivo della sua realizzazione: «Elena Linia madre della dolcissima bambina Maria Antonia, figlia del grande anatomista Antonio Maria Valsalva, per ricordare con la necessaria costanza la memoria di lei [Maria Antonia] e del padre pose come ricordo [questa lapide]». La bambina – come accadde anche ad altri due eredi maschi – morì all’età di tre anni, come ricordato sulla lapide: «Visse 3 anni 2 mesi 6 giorni 11 ore». La madre, a distanza di alcuni decenni dal triste evento (avvenuto nel corso degli anni ’90 del ‘600), decide di commemorare la figlia e il marito. La scelta di porre una lapide a Vigorso risponde probabilmente alla volontà di riportare alla mente un luogo e alcuni periodi trascorsi all’insegna della serenità. Il testo fa riferimento in modo esplicito a coloro che hanno permesso la realizzazione della lastra marmorea e la sua collocazione nella Chiesa San Marco: «Paolo e Salesio, figlio del conte Valerio Zani – uomo molto stimato – che un tempo trascorreva le vacanze in questo borgo mentre Valsalva padre si impegnava nell’incomparabile studio dell’orecchio, hanno concesso questo luogo per porre un ricordo nell’anno 1725». Riemerge la famiglia Zani che, all’inizio del ‘500, fece costruire l’omonima Villa, in cui fu ospite anche Valsalva, che nella tranquillità della campagna budriese diede forma alla sua opera più importante: De Aure Humana Tractatus, che ha richiesto oltre sedici anni di studio. Riaffiora anche il nome del conte Valerio Zani, uomo di rilievo nell’ambito della società bolognese, noto per la sua sensibilità culturale, che lo ha portato a stringere legami di amicizia con molti artisti, scienziati e letterati. Il suo ricordo si fonde con quello di Valsalva, dando un altro spunto di riflessione a chi ama la storia budriese.
CHI ERA VALSALVA
Antonio Maria Valsalva, nato a Imola nel 1666, deve il proprio cognome al luogo natale dei genitori: Valsalva, una piccola località nella parte alta della valle del Santerno. Le umili origini non hanno mai fermato il futuro medico che, nonostante gli enormi sacrifici, è riuscito a frequentare l’Università di Bologna, diventando presto l’allievo prediletto del grande Marcello Malpighi.
La cattedra bolognese di anatomia e gli incarichi di Primario Medico e Chirurgo dell’Ospedale Sant’Orsola sono soltanto alcuni dei traguardi accademici rivestiti da Valsalva, che ha dedicato gran parte delle proprie giornate allo studio.
L’anatomia ha rappresentato il primo ambito di indagine, anche se l’ampissima concezione medica lo ha portato ad analizzare l’essere umano da molti punti di vista. Le innovazioni nella strumentazione e nelle tecniche chirurgiche sono diventate la logica conseguenza di una intenzione consapevole. Non si possono dimenticare, l’introduzione: della tecnica di sutura delle arterie; della chirurgia splenica e delle vie urinarie; della centralità assegnata all’ostetricia e alla ginecologia; del metodo per la cura degli aneurismi che si formano nei seni dell’aorta, a cui è stato assegnato proprio il nome dello scienziato imolese.
Valsalva è ricordato anche come pioniere della psichiatria internazionale. In anticipo sui tempi, si è reso conto della vastità delle patologie mentali e della necessità di condurre studi approfonditi. La profonda indignazione, per i modi disumani in cui erano trattati i malati, e il rifiuto di qualsiasi tipo di violenza hanno portato Antonio a porsi il problema della formazione dei medici e degli infermieri, quasi sempre impreparati ad affrontare il disagio psichico.
Lo studio De Aure Humana Tractatus, a cui fa riferimento anche la lapide di Vigorso, mantiene ancora oggi intatta la memoria dell’anatomista, autore dell’attualissima ricerca sull’orecchio umano, a cui è associata la descrizione della Manovra Valsalva, ideata per espellere sostanze purulente in caso di otite grave e oggi insegnata anche dagli istruttori di subacquea e dai cardiologi.
Budrio non finisce mai di stupire. In questo caso è riemerso un legame imprevedibile, che amplia ulteriormente il già sconfinato orizzonte di un luogo speciale.